Indice

Colophon

"Fedro" & "La belle dame sans merci"

"Fedro"

by: Platone (370 a.c.)

"La belle dame sans merci"

by: John Keats (1819)

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Giulia Marcora CV3

Introduzione

Nel tessuto intricato della filosofia e della poesia, l'amore emerge come un tema intramontabile che attraversa le epoche e si manifesta in molteplici sfaccettature. Esploriamo le prospettive uniche sull'amore attraverso due capolavori distintivi: le orazioni di Socrate nel "Fedro" di Platone e la poesia di John Keats, "La Belle Dame sans Merci". Le orazioni di Socrate ci guidano attraverso il regno delle idee, rivelando l'amore come forza motrice della conoscenza e dell'ispirazione. Socrate ci invita a comprendere l'amore come elevazione spirituale, oltre le apparenze fisiche, nel contesto della saggezza e della trascendenza. Dall'altra parte, la poesia di Keats ci trasporta in un mondo di incantesimi e desolazione, dove l'amore si manifesta come un'esperienza travolgente e fatale, portando con sé la consapevolezza della transitorietà delle passioni umane. Unendo queste due prospettive, esploriamo la complessità dell'amore, riflettendo su come filosofia e poesia si intreccino, arricchendosi reciprocamente, offrendoci una comprensione più profonda di questo sentimento intramontabile.

O what can ail thee, knight-at-arms,

Prima orazione di Socrate

«Riguardo a ogni problema, ragazzo, esiste un solo principio per chi intenda decidere bene: bisogna conoscere ciò su cui verte la decisione, altrimenti è inevitabile sbagliare completamente. Dunque io e te facciamo in modo che non ci capiti ciò che rimproveriamo agli altri. Anzi, visto che ci si pone il problema se si debba entrare in amicizia con chi ama piuttosto che con chi non ama, concordiamo una definizione dell'amore e del suo potere, teniamola presente e, facendo riferimento ad essa, indaghiamo se l'amore comporta vantaggio o danno. Che l'amore sia una forma di desiderio è evidente per tutti; e che, d'altra parte, anche coloro che non amano desiderino ciò che è bello lo sappiamo: da cosa allora distingueremo chi ama da chi non ama? È necessario considerare che in ciascuno di noi vi sono due principi-guida, che noi seguiamo ovunque ci conducano: uno è l'innato desiderio dei piaceri, l'altro è l'opinione acquisita che tende al meglio. Questi due principi presenti in noi talvolta si accordano, talvolta si trovano in conflitto. E ora prevale l'uno, ora l'altro. Dunque, quando l'opinione con l'aiuto della ragione ci guida al meglio e predomina, a questo predominio si dà il nome di temperanza; quando invece il desiderio ci trascina irrazionalmente verso i piaceri e comanda su di noi, questo comando è chiamato dismisura. [...] Il desiderio in vista del quale sono state svolte tutte le considerazioni precedenti, è forse ormai chiaro, ma se verrà detto risulterà più chiaro che se verrà taciuto. Ebbene, il desiderio che irrazionalmente predomina sull'opinione che indirizza verso il giusto, condotto verso il piacere offerto dalla bellezza e vigorosamente irrobustito dai desideri che gli assomigliano e che si rivolgono alla bellezza fisica, avuta la meglio con il suo impulso, prendendo il nome proprio da questa forza, fu chiamato eros». Socrate istituisce un nesso paretimologico tra “èros” e “róme” ("forza").

Seconda orazione di Socrate

what can ail thee, knight-at-arms,

Non è discorso veritiero quello che dice che, anche quando ci sia un amante, si deve concedere i propri favori a chi non ama, perché l'uno si trova in uno stato di follia, mentre l'altro è in uno stato di assennatezza. Se infatti la follia fosse senz'altro un male, sarebbe stato detto bene. Invece, i beni più grandi ci provengono mediante una follia che ci viene data per concessione divina. [...] la profetessa di Delfi e le sacerdotesse di DodonaA Delfi, in Beozia, c'era il più famoso santuario di Apollo, che dava i responsi per bocca della sua sacerdotessa, la Pizia; a Dodona, nell'Epiro, c'era un santuario di Zeus., quando si trovavano in stato di follia, procurarono alla Grecia molti e bei benefici sia in privato sia in pubblico, mentre, quando si trovavano in stato di assennatezza, ne procurarono pochi se non nessuno. E se dicessimo poi della SibillaQuesto nome designava in origine una, in seguito più sacerdotesse di Apollo, di cui era nota l'ambiguità dei responsi. e degli altri che avvalendosi della mantica di ispirazione divina, predicendo molte cose a molte persone, li indirizzarono sulla retta via per il futuro, ci dilungheremmo nel dire cose già note a tutti. [...] In effetti, anche la ricerca del futuro che fanno coloro che sono in stato di assennatezza mediante uccelli e altri segnali, in quanto muovendo dalla ragione procurano intelligenza e fondata conoscenza alla “oiesi”, o opinione umana, gli antichi la chiamarono “oionistica”L'arte divinatoria, in greco “mantike”, viene fatta derivare da “manikos” cioè "affetto" da mania; il composto “oionoistike”, di invenzione platonica, viene ricondotto a “oieris” ("opinione", "credenza"), e accostato a “oionistike”, ovvero l'”arte di trarre gli auspici” dal volo degli uccelli. Il gioco paretimologico.. [...] quanto più è perfetta e degna d'onore la mantica rispetto all'oionistica, per il nome e per l'azione dell'una rispetto al nome e all'azione dell'altra, tanto più, come attestavano gli antichi, la mania che proviene da un dio è migliore dall'assennatezza che proviene dagli uomini. [...] Il terzo tipo di invasamento e di mania proviene dalle Muse. Questa mania, dopo essersi impossessata di un'anima sensibile e pura, la risveglia suscitando in essa ispirazione bacchica per i canti e per gli altri generi di poesia e, attraverso la celebrazione di innumerevoli imprese degli antichi, educa i posteri. Invece, chiunque si presenti alle porte della poesia senza essere ispirato dalla mania delle Muse, convinto che gli basterà la tecnica per essere un bravo poeta, sarà un poeta mancato, perché la poesia di chi è in sé viene oscurata da quella di coloro che sono in preda a mania

I see a lily on thy brow,

XXIV°Ogni anima è immortale. Infatti è immortale ciò che è in continuo movimento, mentre ciò che muove altro o è mosso da altro, quando cessa di muoversi, cessa anche di vivere. Evidentemente solo ciò che si muove da sé, dato che non viene meno a se stesso, non cessa mai di muoversi, ma anzi è fonte di movimento per tutte le altre cose che si muovono. Un principio poi è ingenerato; infatti è necessario che tutto ciò che nasca nasca da un principio, ma che questo principio non nasca da nulla. Perché se un principio nascesse da qualcosa, non potrebbe nascere da un principio. E dato che esso è ingenerato, è necessariamente anche incorruttibile; infatti, una volta che il principio sia venuto meno, né esso nascerà mai da qualcosa né qualcosa d'altro nascerà mai da esso, se è vero che bisogna che tutte le cose nascano da un principio. Così, dunque, ciò che si muove da sé è principio di movimento e non può né morire né nascere; altrimenti tutto il cielo e tutto ciò che è soggetto a generazione, precipitando insieme, resterebbero immobili e non avrebbero mai più un principio da cui nascere ricevendone il movimento. Ora che si è dimostrato che ciò che si muove da sé è immortale, non si esiterà a dire che proprio questa è l'essenza e la definizione dell'anima. Infatti ogni corpo a cui il movimento provenga dall'esterno è inanimato; invece quello a cui provenga dal proprio interno è animato, perché questa è la natura dell'anima. Se le cose stanno in questi termini, allora necessariamente l'anima deve essere ingenerata e immortale.

I met a lady in the meads,

XXV° Riguardo all'immortalità dell'anima si è detto abbastanza. Invece sull'idea di anima dobbiamo dire quanto segue: spiegare quale sia sarebbe compito di una esposizione divina in tutti i sensi e lunga, mentre dire a che cosa essa assomigli si addice a un'esposizione umana e più breve. Parliamone dunque in questi termini. Si consideri l'anima simile alla potenza congiunta di una biga alata e di un aurigaÈ il celebre mito dell'anima come una biga alata, metafora complessa e non facile da interpretare. Se infatti l'auriga rappresenta la ragione; I cavalli indicano due componenti opposte connaturate comunque all'anima immortale, che l'auriga ha la funzione di conciliare per trovare un equilibrio. . Ebbene, mentre i cavalli e gli aurighi degli dei sono tutti sia buoni in sé, sia di buona razza, gli altri sono misti. In noi l'auriga guida un carro a due cavalli: dei due cavalli in suo potere, uno è bello e buono e discende da cavalli che lo sono altrettanto, mentre l'altro discende da cavalli che sono l'opposto ed è lui stesso tutto l'opposto. [...] Bisogna dunque cercare di dire in che senso l'essere vivente è stato chiamato mortale o immortale. Ogni anima si prende cura di tutto ciò che è inanimato e vaga per tutto il cielo, apparendo ora in una forma ora in un'altra. Quando dunque l'anima è perfetta e dotata di ali, vola in alto e governa tutto il mondo; mentre, quando ha perduto le ali, precipita fino a raggiungere qualcosa di solido e, stabilitasi lì, assume un corpo terreno che, a causa della forza dell'anima, sembra muoversi da sé. Tutto l'insieme, anima e corpo ad essa unito, prende il nome di vivente ed è definito mortale. Il termine immortale, invece, non deriva da alcun ragionamento ponderato: siamo noi che, senza averlo visto né compreso a sufficienza, ci figuriamo un dio come un essere vivente immortale, dotato di anima e di corpo congiunti per l'eternità. [...] Cerchiamo invece di afferrare la causa della caduta delle ali per la quale esse si staccano dall'anima. [...]

I made a garland for her head,

XXVII°Esistono anche altri mali, ma un dio ha mescolato alla maggior parte di essi un piacere momentaneo. Per esempio, all'adulatore, che pure è una bestia terribile e un grave danno, la natura ha, ciò non di meno, mescolato un piacere non privo di fascino. Potrebbe essere biasimata in quanto fonte di danno anche un'etera, e così pure molte altre creature e attività del genere, che tuttavia, almeno per un giorno, possono essere piacevolissime. Per le persone amate, invece, l'amante, oltre che dannoso, è anche quanto mai spiacevole per trascorrere con lui tutto il tempo. Infatti anche l'antico proverbio dice che il coetaneo sta bene coetaneo: a mio avviso, proprio il fatto di essere della stessa età porta agli stessi piaceri e fa nascere un'amicizia dovuta appunto a questa affinità. Ciononostante, anche la compagnia dei coetanei genera sazietà. Si dice inoltre che, a sua volta, ciò che è obbligatorio pesa a tutti in ogni campo; ed è soprattutto la costrizione, oltre alla differenza d'età, che lega l'amante all'amato. Infatti, quando uno più vecchio frequenta uno più giovane, non si allontana volentieri da lui né di giorno né di notte, ma è assillato da una necessità che, concedendogli continui piaceri, lo guida mentre vede, sente, tocca e percepisce ogni sensazione proveniente dall'amato, al punto che gode a servirlo stabilmente. Ma quale allettamento o quali piaceri potrà offrire all'amato per fare in modo che, in quello stesso tempo che trascorre con lui, egli non giunga al colmo del disgusto? L'amato infatti vede il suo aspetto più vecchio e sfiorito e tutti gli altri inconvenienti che ne conseguono e che anche solo a sentirli non sono piacevoli: figuriamoci poi quando si è costretti a toccarli con mano! Inoltre è continuamente sorvegliato in tutti i suoi rapporti da custodi sospettosi; sente lodi inopportune ed eccessive e, ugualmente, rimproveri che, se l'amante è sobrio, gli risultano insopportabili, mentre se è ubriaco, oltre che insopportabili, risultano per lui fonte di vergogna, a causa della sfacciata e impudica libertà di parola che quello impiega.

I set het on my spanacing steed

XXXIII° Ebbene, se chi viene soggiogato dall'amore ha fatto parte del seguito di Zeus può sopportare con maggior fermezza il tormento causato da colui che prende il nome dalle ali. Quanti invece sono stati al servizio di Ares e hanno compiuto il giro con lui, quando vengono catturati da Eros e credono di aver subito qualche torto dall'amato, diventano sanguinari e sono pronti a sacrificare se stessi e l'amato. E così ciascuno, a seconda del dio del cui coro era seguace, per quanto gli è possibile, vive onorando e imitando quello, finché rimane incorrotto e conduce la sua prima esistenza quaggiù, e in tal modo si comporta e tratta sia con gli amati che con gli altri. Ciascuno dunque sceglie il suo amore tra le persone belle in base al proprio carattere e, come se l'amato fosse il dio in persona, se ne costruisce come una statua e la onora, per venerarlo e celebrare i suoi misteri. I seguaci di Zeus, dunque, vanno alla ricerca di un amato che sia nell'anima uno Zeus È impossibile conservare nella traduzione il gioco tra il genitivo “Diós” ("di Zeus") e l'aggettivo “dios”, solitamente reso con "splendente" o "divino" ; esaminano quindi se ha una natura filosofica e atta al comando e, una volta che l'abbiano trovato e se ne siano innamorati, fanno di tutto perché rimanga tale. Pertanto, se in precedenza non si sono impegnati in tale attività, la intraprendono a quel punto, imparando da qualunque fonte possibile e investigando essi stessi. She found me roots of relish sweet, Poi, seguendone le tracce con le loro forze riescono a ritrovare la natura del proprio dio, dato che non possono fare a meno di guardarlo intensamente. Raggiungendolo con il ricordo, in preda a entusiasmo traggono da lui le abitudini e le occupazioni, per quanto è possibile a un uomo essere partecipe di un dio. E poiché ritengono che ciò dipenda dall'amato, lo amano ancora di più e se, come fanno le Baccanti [...], attingono ispirazione da Zeus, la riversano sull'anima dell'amato rendendolo il più possibile simile al loro dio. A loro volta, quanti furono al seguito di Era, cercano un amato d'animo regale e, trovatolo, si comportano con lui esattamente allo stesso modo. Infine, coloro che furono al seguito di Apollo o di ciascuno degli altri dei procedono sulle orme del proprio dio e cercano il loro amato della stessa natura. Quando poi l'abbiano conquistato, imitando essi stessi il dio e cercando di convincere e di educare l'amato, lo guidano, per quanto è possibile, a comportarsi come quel dio e a uniformarsi ad esso. Verso l'amato poi, agiscono senza invidia né meschina malevolenza, sforzandosi anzi il più possibile per guidarlo a una totale rassomiglianza con se stessi e con il dio che onorano. Dunque, l'ardore di coloro che amano veramente e l'iniziazione di cui parlo, nel caso in cui essi realizzino ciò che desiderano, diventano, grazie alla mania amorosa dell'amante, così belli e fonte di felicità per l'amato, a condizione che egli venga conquistato. Ecco allora in che modo avviene la conquista di colui che è soggiogato.

XXXIV° She took me to her Elfin grot, Quando dunque l'auriga, alla vista della persona amata, abbia propagato in tutta l'anima il calore di questa sensazione e si sia colmato dei pungoli dell'eccitazione e del desiderio, il cavallo che gli obbedisce, frenato anche in queste circostanze come sempre dal pudore, si trattiene dal saltare addosso all'amato. L'altro invece non si cura più né dei pungoli dell'auriga né della frusta, ma salta e si comporta violentemente, arrecando al compagno di giogo e all'auriga molestie d'ogni genere e costringendoli ad andare verso l'amato e a ricordargli le delizie di Afrodite. I due da principio oppongono resistenza, indignati di essere costretti ad azioni terribili e illecite; alla fine, però, quando non sia più possibile porre un limite al cavallo malvagio, si lasciano condurre avanti, cedendo e acconsentendo a fare ciò che è stato loro imposto. Come gli si avvicinano, vedono il volto splendente dell'amato. A seguito di questa visione, la memoria dell'auriga è ricondotta all'essenza della bellezza e la contempla di nuovo posta su un piedistallo sacro insieme alla temperanza. Dopo averla vista l'auriga ha paura e cade supino, pieno di riverenza. Nello stesso tempo è costretto a tirare indietro le redini così energicamente che entrambi i cavalli si appoggiano sulle anche, uno volentieri, perché non oppone resistenza, mentre l'altro, che è ribelle, molto malvolentieri. Dopo essersi allontanati dall'amato, il primo, per la vergogna e lo stupore, bagna di sudore tutta l'anima, il secondo, una volta cessato il dolore causato dal morso e dalla caduta, ripreso fiato a fatica, inveisce adirato, accusando con insistenza sia l'auriga che il compagno di giogo di aver abbandonato il loro posto ed essere venuti mano ai patti per viltà e debolezza. Quindi, costringendoli di nuovo ad avvicinarsi all'amato contro la loro volontà, esso a stento cede quando quelli gli domandano di rimandare a un'altra volta. Ma quando giunge il tempo convenuto e quelli fingono di essersene dimenticati, lo ricorda loro e li costringe, tirandoli a viva forza e nitrendo, ad avvicinarsi di nuovo all'amato per rivolgergli gli stessi discorsi. And there she lullèd me asleep, E dopo che gli sono vicini, piegandosi, tendendo la coda e mordendo il freno, li trascina senza pudore. L'auriga allora, provando con intensità ancora più forte le stesse emozioni della volta precedente, cade supino come davanti a una corda di partenza, e con violenza ancora maggiore tira all'indietro il freno dai denti del cavallo ribelle, facendogli sanguinare la lingua ingiuriosa e le mascelle, e spingendogli a terra le zampe e le anche; in tal modo “lo abbandona ai dolori”. Dopo aver patito più volte la medesima sofferenza, il cavallo malvagio la smette di ribellarsi e finalmente, umiliato, segue gli intendimenti dell'auriga e, alla vista dell'amato, muore di paura. Di conseguenza avviene che a questo punto ormai l'anima dell'amante abbia pudore e timore nel seguire l'amato.

XXXVI° I saw pale kings and princes too, L'amato, dunque, al pari di un dio, è oggetto di una totale venerazione da parte dell'innamorato, il cui sentimento non è simulato, ma sincero. L'amato stesso, inoltre, ricambia chi lo venera con la sua spontanea amicizia. Perciò, quand'anche in precedenza sia stato ingannato dai compagni o da altri che gli dicevano che è vergognoso accostarsi a un amante, ed egli, per questo motivo, lo abbia respinto, ormai col passare del tempo sia l'età che la necessità lo inducono ad accettarne la compagnia: [...]. Una volta che l'amante sia stato accettato e le sue parole e la sua compagnia siano state accolte, il suo affetto grazie alla vicinanza colpisce l'amato, il quale si rende conto che neppure tutti gli altri messi insieme, amici o parenti, gli offrono una parte d'amicizia in alcun modo paragonabile a quella offertagli dall'amico posseduto dal dio. Quando poi l'amante persevera in questo comportamento e gli si avvicina toccandolo, nei ginnasi o negli altri luoghi di riunione, allora la fonte di quella corrente che Zeus quando era innamorato di Ganimede Zeus, innamorato di Ganimede, bellissimo fanciullo frigio, in forma di aquila lo rapì sull'Olimpo, e ne fece il coppiere degli dèi. Per il gioco linguistico su “imeros” chiamò “flusso d'amore”, riversandosi in abbondanza sull'amante, in parte penetra in lui, in parte, quando egli ne sia colmo, scorre fuori. Come un soffio di vento o un'eco rimbalzando da superfici lisce e solide giunge di nuovo al punto di partenza, così il flusso della bellezza torna di nuovo all'amato passando attraverso gli occhi, la via naturale per la quale esso raggiunge l'anima e la colma. Qui esso irriga i punti di passaggio delle ali, le fa spuntare e riempie d'amore a sua volta anche l'anima dell'amato. Egli è dunque innamorato, ma non sa di che cosa; e neppure sa ciò che prova, né è in grado di dirlo, ma, come se avesse contratto l'oftalmia da un altro, non sa dirne la causa e non si accorge di vedere nell'amante se stesso, come in uno specchio. E quando quello gli è vicino, come lui, cessa di soffrire; quando invece quello è lontano, come lui, rimpiange ed è rimpianto, perché prova un amore che è il riflesso dell'amore dell'altro. Tuttavia lo chiama e lo crede non amore, ma amicizia: analogamente all'amante, ma più debolmente di quello, anch'egli desidera vederlo, toccarlo, baciarlo e giacere con lui. E certo, come è verosimile, non tarda a compiere queste azioni una dopo l'altra. I saw their starved lips in the gloam, Dunque, quando giacciono insieme, il cavallo indisciplinato dell'amante ha qualcosa da dire all'auriga e ritiene giusto trarre qualche piaceruccio in cambio di molte pene. Invece, il cavallo di chi è amato non ha nulla da dire ma, gonfio di desiderio e impacciato, abbraccia e bacia l'amante come per esprimergli affetto per la sua grande benevolenza. E ogniqualvolta giacciano insieme, per parte sua, non saprebbe rifiutare di compiacere l'amante, se fosse pregato di farlo. Viceversa, il cavallo che gli è compagno di giogo, insieme all'auriga, si oppone a ciò con pudore e ragione.

XXXVII° Se dunque prevalgono le parti migliori dell'anima, che portano a un comportamento ordinato e alla filosofia, essi trascorrono beatamente e con armonia la vita di quaggiù, padroni di se stessi e moderati, perché hanno asservito ciò che ingenera la malvagità dell'anima e hanno invece liberato ciò che vi ingenera la virtù. Poi, una volta morti, divenuti alati e leggeri, hanno vinto una delle tre gare veramente olimpiche, di cui né la temperanza umana, né la divina mania sono in grado di offrire all'uomo un bene maggioreL'espressione significa che né la temperanza umana, né la follia divina di per sé bastano a costruire una scienza nel senso pieno del termine, ma occorre una giusta mescolanza delle due cose.. Se, al contrario, si comportano in maniera più rozza, lontana dalla filosofia e avida di onori, può capitare forse che nell'ubriachezza o in qualche altro momento di abbandono i cavalli sfrenati di entrambi, avendo sorpreso le anime indifese e avendole unite per condurle allo stesso scopo, compiano la scelta ritenuta dalla maggior parte della gente la più beata e la portino a compimento. E dopo averla attuata, la rinnovano ormai anche in seguito, ma raramente, in quanto ciò che compiono è stato deciso senza il consenso di tutta l'anima. Anche questi due, dunque, benché meno di quelli, vivono da amici l'uno dell'altro sia durante che dopo l'amore, convinti di essersi scambiati reciprocamente le più grandi promesse e di non poterle sciogliere per diventare un giorno nemici. E al momento della morte, privi di ali, ma desiderosi di metterle, escono dal corpo ottenendo in conseguenza della loro mania d'amore un premio non da poco: infatti, è legge che coloro che hanno già cominciato il And this is why I sojourn here, cammino sotto la volta celeste non vadano più verso le tenebre e il cammino sotterraneo, ma che siano felici conducendo una vita splendida e procedendo l'uno accanto all'altro, e che, quando sarà il momento, diventino ugualmente alati grazie all'amore.

O what can ail thee, knight-at-arms, Alone and palely loitering? The sedge has withered from the lake, no birds sing.

what can ail thee, knight-at-arms, So haggard and so woe-begone? The squirrel's granary is full, And the harvest's done.

I see a lily on thy brow, With anguish moist and fever-dew, And on thy cheeks a fading rose Fast withereth too.

I met a lady in the meads, Full beautiful—a faery's child, Her hair was long, her foot was light, And her eyes were wild.

I made a garland for her head, And bracelets too, and fragrant zone; She looked at me as she did love, And made sweet moan

I set her on my pacing steed, And nothing else saw all day long, For sidelong would she bend, and sing A faery's song.

She found me roots of relish sweet, And honey wild, and manna-dew, And sure in language strange she said— 'I love thee true'.

She took me to her Elfin grot, And there she wept and sighed full sore, And there I shut her wild wild eyes With kisses four.

And there she lullèd me asleep, And there I dreamed—Ah! woe betide!— The latest dream I ever dreamt On the cold hill side.

I saw pale kings and princes too, Pale warriors, death-pale were they all; They cried—'La Belle Dame sans Merci Thee hath in thrall!'

I saw their starved lips in the gloam, With horrid warning gapèd wide, And I awoke and found me here, On the cold hill's side

And this is why I sojourn here, Alone and palely loitering, Though the sedge is withered from the lake, And no birds sing.

Colophon

"Fedro" & "La belle dame sans merci"

"Fedro"

by: Platone (370 a.c.)

"La belle dame sans merci"

by: John Keats (1819)

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